Carlo Urbani era uno dei medici volontari italiani cui fin da giovane interessava salvare la vita alla gente, soprattutto i più poveri. Ne ho conosciuti tanti come lui in Africa, in America Latina e in Asia. È facile riconoscerli nel mucchio. Hanno sempre quel sorriso generoso che la dice lunga: gente che è felice perchè sta rendendosi utile davvero e sa che sta facendo qualcosa di speciale.
Ad Hanoi alla fine dell’anno scorso ci è capitato di parlare con tristezza della critica comune di coloro che dicono che noi all’OMS e alle Nazioni Unite facciamo solo chiacchiere e statistiche. Sapevamo bene tutti e due che non è vero. Ho passato cinque anni con l’OMS in Africa e dodici con le Nazioni Unite in America Latina e in Asia: di “medici divenuti burocrati” ne ho incontrato meno di uno su cento. Una caratteristica speciale di Carlo è quella che faceva il medico infettivologo ma non perdeva mai di vista la “salute pubblica” cioè la politica che salva la gente a milioni, non solo uno a uno come in ospedale. Si entusiasmava quando parlava delle malattie dimenticate che uccidono più dell’AIDS, come la malaria e la tubercolosi. Alle case farmaceutiche interessano poco o nulla perchè sono malattie da poveri che non hanno soldi per curarsi.
Quando mi è arrivata la notizia della morte di Carlo nell’Ospedale Bamrasnaradura di Bangkok, a cento metri da casa mia, ero a Pechino a parlare al Ministero della Sanità di come modificare le politiche di prevenzione dell’Aids con il Dr. Ho, Capo del Dipartimento malattie infettive di tutta la Cina (un miliardo e duecento milioni di persone). Abbiamo capito subito che Carlo ha perso la vita per salvare quella di un mucchio di persone, non sappiamo quanti, ma potrebbero essere migliaia. Infatti in Vietnam le autorità sono riuscite a bloccare l’epidemia grazie all’allarme precoce di Carlo che ha subito avvisato l’OMS dopo aver visitato alcuni pazienti infettati da un virus sconosciuto. La coordinatrice dell’OMS ad Hanoi e la Direttrice Generale a Ginevra hanno riconosciuto la sua generosità senza limiti che gli è costata la vita.
Per un momento Internet si è fermata e ha dato spazio a 1900 annunci in ogni parte del mondo che hanno costretto il villaggio globale a pensare a quelli che muoiono lontano da casa nel salvare vite umane, in un momento in cui tanti muoiono per una guerra che quasi nessuno capisce. Carlo aveva già ricevuto due premi Nobel per la Pace, uno per Medici Senza Frontiere, l’altro assegnato a tutto il personale delle Nazioni Unite e adesso anche una medaglia d’oro per la salute pubblica. Ma per me la sua vita generosa e il suo parlare sereno di tanti guai dell’umanità che si potrebbero risolvere con un po’ più di buona volontà, hanno avuto un valore più grande dei riconoscimenti ufficiali.
Carlo, ricordandoti, tanti colleghi e amici dell’OMS e delle Nazioni Unite, me compreso, lavoreranno con più dedizione e impegno che mai. Sono sicuro che sul tuo esempio almeno altri cento giovani medici italiani decideranno di partire per il Sud del mondo. Che altro devo dirti? Solo grazie e arrivederci.
Sandro C.
sandrocalvani.com, Apr 2003